Vivere una volta alla settimana - To live once a week

Penso di trovarmi nella stessa fase di vita che Mario,un personaggio di "Due di due",trascorse. E' in questo periodo che non mi sono mai sentita così esterna alla vita. Non c'é cosa che mi stimoli,i miei compagni se la sognano la mia fiducia (figuriamoci se possono contare su di me),la vita è più monotona che mai. Ricordo con perplessità la sfacciataggine che mostravo davanti a chiunque mi fosse sembrato ingiusto. Assumevo un sorriso sadico di compiacimento quando la vittima non sapeva più cosa rispondere e giravo i tacchi,scuotendo le natiche alla Beyoncé. Non ne possiedo neanche più un briciolo. Mi vedo ogni giorno andare a scuola,sopportare sei ore di professori con metodi che più meccanici di così non si può;e di compagni ipocriti che ridono alle tue disgrazie,e quando ci sono le interrogazioni sono più insistenti delle domande di un bambino. Mi vedo scappare dalle grinfie di alcuni miei compagni,evitando loro e i sadici "Jessica,non fare l'asociale" ed entrare nel vagone della metropolitana più lontano. Mi vedo particolarmente pallida attraverso il riflesso delle porte del vagone,togliermi lo zaino pesante dalle spalle e poggiarlo con movimento lento a terra;mi vedo sospirare,cercare frettolosamente nella tasca dello zaino il cellulare,sciogliere i nodi delle cuffie e infilarmele,finalmente. Cerco di rimanere sveglia con le note di una canzone particolarmente vivace degli EXO,o di Adam (non si sa,c'é anche ispirazione nell'ascoltare musica) e mi chiedo chi diamine sono,se sono viva o se stia vivendo uno dei peggio sogni. La giornata passa così: tra ripetizioni a voce alta di declinazioni latine e greche,consumi di pasti condotti con estrema lentezza e conti alla rovescia della domenica. Quando sarò più grande,ripenserò a quanto fossi stato così esterna alla situazione,fuori dal mondo e dalla vita,sentendone solo echi e riverberi lontani. A come mi fossi sentita estranea al paesaggio grigio e scuro che era la società. 
La domenica è forse l'unico giorno in cui ricordo di essere qui,con i piedi ancorati a terra. E' l'unico giorno in cui riprendo la testa,lasciata non so dove,nel mondo delle nuvole soffici e unicorni rosa invisibili. Alle sedici,mi vedo con un colorito più roseo in viso e con indosso un maglioncino carino. Uscire di casa frettolosamente,entrare velocemente in metropolitana ed uscirne con la stessa velocità,guardare di continuo l'ora e raggiungere il posto desiderato. Si nota subito una bandiera della pace nel locale minuscolo (ma solo nella grandezza). Finalmente sorrido. Poi mi rendo conto di non sorridere spesso in questo modo. Non è il sorriso tirato che rivolgo ai clienti quando entrano nel ristorante,né quello con il quale annuisco debolmente. Nessuno mi chiede di sorridere,non sono obbligata. Eppure sorrido,un sorriso vero rivolto alle persone già arrivate al gruppo e che stanno aspettando altra gente,come me. E il loro ricambiare mi riempe il cuore di immensa gioia. 
Dopo pochi minuti il locale si riempie...e forse anche troppo. Ma poco ci importa. Una persona in più ci rende ancor più felici,nonostante non ci stiamo tutti nel piccolo locale. Capiamo di non essere soli,che ci sono come noi molte più persone di quanto avessimo immaginato. E ci ritroviamo in questo locale minuscolo,dalle pareti verniciate di un arancione acceso e incorniciate da poster, a ridere come pazzi alle battute esilaranti che ciascuno fa,sorprendendoci di che grande senso dell'umorismo improvvisamente disponiamo.
Una volta è venuta a suonarci un'anziana signora. Ha detto: -Che grande famiglia! Voletevi bene,eh!- l'ho trovata tenerissima e abbiamo fatto proprio come aveva detto. 
Ma è questione di qualche ora e uscita dal locale,sono travolta da una folata di aria gelida. Il paesaggio è grigio e scuro,proprio come l'avevo lasciato poche ore prima. L'ansia mi assale,mi ritrovo nuovamente circondata da persone totalmente diverse da quelle che ho incontrato prima. Cerco con movimento veloce della mano il cellulare,nascosto in qualche angolo della borsa. Salgo sul tram e cerco di racchiudermi in me stessa il più possibile,offrendo più spazio agli altri. Scorro il dito sul cellulare sulla mia playlist preferita,scegliendo una canzone che sembra proprio addicersi alla situazione. E domani è lunedì e penso a quanti giorni mancano alla domenica. 

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